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Il titolare di un’importante Industria di Merano, di cui non faccio il nome, mi dice: “il marketing della nostra azienda adesso lo segue mia figlia, lei ne sa di ‘ste robe”. “Ah” ho affermato, mentre tra me e me pensavo: “ecco, la mia giornata è rovinata”. Improvvisamente la sedia sulla quale ero seduto è diventata maledettamente stretta e scomoda. Dopo qualche minuto entra nell’ufficio direzionale la bellissima figlia dell’imprenditore con un vestito rosso assolutamente fuori luogo, anche se splendido. Mi alzo per salutarla e mi dice: “buongiorno signor Bucci, finalmente posso conoscerla. Seguo Genetica da sempre e non vedevo l’ora di incontrarla di persona”. Si avvicina, mi abbraccia davanti al padre e mi sussurra nell’orecchio con voce sottilmente roca e languida: “ci aiuti”.

So che volete sapere come è andata a finire, ma ve lo dico dopo. Ora facciamo un piccolo passo indietro.

Un numero imprecisato di imprenditori non si sono ancora resi conto che il mondo è cambiato e parlano di crisi. Questa deriva pericolosissima fa parte di una storia che si ripete dalla notte dei tempi. Charles Darwin al riguardo dice: “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Quindi la parola chiave, secondo Darwin, nel caso di sopravvivenza al cambiamento è adattamento. Il termine adattamento, in biologia, si riferisce alla facoltà degli organismi viventi di mutare i propri processi metabolici, fisiologici e comportamentali, consentendo loro di adattarsi alle condizioni dell’ambiente nel quale vivono.

Il fatto che molti imprenditori confondano la crisi con il cambiamento può avere un impatto devastante nell’economia di un’impresa. È per questo motivo che molti CEO non vengono assunti se hanno più di 50 anni, ed è per questo motivo che esistono consigli di amministrazione dove oggi il core è l’applicazione della visione da adattare in modo lungimirante al cambiamento in atto.

Parlare di adattabilità del prodotto, del mercato, dei collaboratori e del marketing è un assioma al quale oggi non ci si può sottrarre. Molte aziende oggi non hanno un brand allineato, una filosofia precisa, una gamma di prodotti coerente, un mezzo con cui raggiungere i clienti target Non hanno strumenti di analisi precisi per sapere se quello che fanno è un buco nell’acqua o una buona idea, non hanno modo, una volta incamerato un nuovo cliente, di profilarlo, di invogliarlo ad acquistare nuovi prodotti o a prodotti di maggiore entità economica strategica. Non hanno un processo automatizzato per gestire il cliente, per inviargli messaggi e comunicazioni, né tanto meno gli strumenti per automatizzare tutto il processo che li porterebbe ad un corretto posizionamento sul mercato.

L’invenzione del fuoco, un milione e mezzo di anni fa, fu un cambiamento decisivo per le sorti dell’Homo Erectus che introdusse nella sua alimentazione la carne cotta. Questa venne resa più digeribile e nutriente dalla cottura sul fuoco e trasformò per sempre la conformazione fisica dei nostri antenati, che perdettero quindi gli aspetti tipici degli australopitechi e l’abitudine a dover masticare a lungo, contribuendo in questo modo alla crescita del cervello.

Molti all’epoca avranno colto immediatamente il cambiamento e si saranno adattati ed evoluti, ma altrettanti avranno continuato a mangiare carne cruda per tutta la loro vita. Voi pensate di esservi evoluti e adattati? O continuate a mangiare carne cruda? Beh, vedo ancora gente che mangia carne cruda al ristorante in giacca e cravatta, se è per quello. Ma certamente ci siamo capiti.

Sicuramente molti di voi avranno letto questo articolo solo per sapere come è andata a finire con la bellissima figlia dell’imprenditore vestita di rosso. Con rammarico mi dispiace dirvi che era solo un lead inventato per farvi leggere l’articolo, un annesso scientifico non casuale, perché tutti noi vogliamo sempre sapere come finisce una storia anche se il film è orrendo. Non tutti si avvicinano al fuoco e alla cottura della carne da soli.